Rivista Music@

Rivista Music@ n. 8 anno 2008

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Professione Cantante
8
Maggio - Giugno
2008
Allegati
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Editoriale

Su quotidiani e settimanali la così detta critica musicale è defunta da almeno quindici anni. Le recensioni diventano sempre più piccole, specie di loculi, dove vengono citati, a stento, i nomi degli interpreti delle opere e dei concerti. Gli autori di questi necrologi son sempre gli stessi, eredi, più o meno,di quel Massimo Mila che, tuttavia, sul letto di morte, ebbe l’onestà di dichiarare l’inutilità del suo lavoro. Più si restringono, questi critici, più s’impavoneggiano, danno del tu a Verdi e Donizetti, scuotono la testa davanti a Massenet, ripudiano Mascagni e Giordano. Un critico assai celebrato, che di mattina s’alza per consultare il sole che sorge, è passato dall’elzeviro altomo rinforzato e borchiato, producendo dei veri kamikaze in sol maggiore, armi letali dello spessore e della sostanza dei romanzi di Faletti e di Baricco. Così immonumentito questiona con un altro Premio Nobel, che dalle colonne di una gazzetta è l’unico che tenga viva la tradizione (si fa per dire) dei Barilli e dei Savinio, insomma un “provocatore” a suo modo divertente.
Ma quanti sono i critici italiani adibiti alla recensioneloculo?

Vi siete mai chiesti perché le Istituzioni musicali, nel loro complesso, sono sempre al verde?

La colpa è da addebitarsi, in gran parte, ai loculi smatitanti che sciamano nei teatri, nel festival ecc. facendosi ospitare, come nababbi, dai così detti uffici stampa, enti assolutamente inutili che stanno lì per contattare i critici parrocchiali, in modo da ottenere la recensionelapide nelle pagine finto culturali. Le pretese di costoro non sono descrivibili da un normale cronista, occorrerebbero Rabelais.; ordinano per colazione, pranzo e cena piatti rinascimentali. Gli uffici stampa stanno lì per soddisfare i satrapi che alloggiano in camere lussuose con l’idromassaggio incorporato e il nuovo casco per tingere i capelli in dieci minuti. Gli uffici stampa e i recensori-loculi fanno parte di un’unica specie: le sanguisughe, affratellate da anni di bagordi e di sperperi. Abbondano i critici di giornaletti come La voce del crampo, L’Italia che suona, La Gazzetta dell’ocarina e altre testate consimili, che dopo una settimana riferiscono degli spettacoli del Festival lodando smisuratamente il Direttore Artistico e gli altri digerenti, finendo sempre con la scoperta che Mozart era un genio.

Nei teatri occupano i posti più prestigiosi, direttamente il palco reale, da dove si sporgono per mostrare le loro facce belluine e zombiesche, usando il costoso volume del programma, approntato dall’ufficio stampa, fitto di scritti infinitamente riciclati, per farsi aria e nascondere sbadigli e rutti. Appena il direttore alza la bacchetta s’addormentano di colpo, pian piano scivolando dalle poltrone foderate di broccato, dove in altri tempi alloggiavano le celebri chiappe della Regina Margherita, del resto lodate dal Carducci. E poi ce l’abbiamo con i politici, con le USL e gli uffici comunali! Noi possiamo testimoniare di un critico innamorato della musica crucca, dormire e russare per l’intero Parsifal, compresi gli intervalli mentre altri, versati nella musica nuova, addormentarsi a gettone quando iniziano le solfe dei nuovi compositori. Si svegliano alla fine della carica dicendo soddisfatti: Che bel pezzo!
Ma c’è ancora una piccola nota: la sala è vuota.